Wednesday 5 October 2011

"Non siamo l'India e non diventeremo l'India"

Così pare che George Papandreou, primo ministro greco, abbia reagito alla richiesta della BCE di diminuire il salario minimo. Ma ci sono pochi dubbi che, in realtà, l'India sia il modello cui ci spingono la Banca Centrale e gli economisti neo-liberali.
Proprio in Grecia si licenzieranno 30mila dipendenti pubblici. La scusa ufficiale è che si riducono i costi del settore pubblico, ma è ovvio che non ci saranno effetti benefici. Più disoccupazione vuol dire meno consumi, meno investimenti, recessione ancora più ripida con conseguente aggravio del deficit dello stato. La verità è un'altra. Licenziamenti e salari più bassi sono la risposta che il Capitale intende dare alla crisi europea. Quello che Marx chiamava "esercito industriale di riserva" è ancora un tema attualissimo: più disoccupazione, salari più bassi, industrie che ri-diventano competitive puntando sull'abbassamento dei costi, cioè dei salari. Esattamente il modello indiano.
Da noi la situazione non è migliore ed il governo italiano punta alla libertà di licenziamento per le imprese. La BCE chiede la fine della contrattazione collettiva e che il salario si adatti alle necessità dell'industria. Non si ragiona in termini strategici, non si dice che da quando il lavoro è diventato flessibile, anzi, precario, la produttività è calata - i padroni non investono in capitale umano, trasformato in merce usa-e-getta, e l'industria (italiana o greca, poco cambia) non è più industria di avanguardia. Compete, appunto, con l'India. E con l'India non si compete sulla qualità, ma sui prezzi.

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