Monday 21 November 2011

La sinistra ai tempi della crisi

Le elezioni spagnole rappresentano un segnale importante che va letto nel contesto della crisi europea. Negli ultimi 20 anni, dalla caduta dell'URSS in avanti, le differenze tra destra e sinistra si erano andate sempre più affievolendo, in fondo era la fine della storia ed il capitalismo aveva trionfato.
La sinistra era salita in corsa sul carro del vincitore e la solida e classica socialdemocrazia dell'europa occidentale ne era stata travolta non meno del comunismo. Negli anni 90 andava di moda la terza via, che in realtà era solo una prima via, neanche troppo edulcorata. Mercato, mercato, mercato.
Soprattutto in economia, il solco da seguire era quello del neo-liberismo, tracciato prima da Reagan e Thatcher, ma seguito poi da Clinton e Blair. E poi, a ruota, Schroeder, Zapatero e i nostrani governi dell'Ulivo, ed in parte anche i socialisti francesi, se si pensa che la figura economica principale era DSK. E non sembrava esistere alternativa, tutte le democrazie europee cominciavano a diventare bipolari, con la progressiva scomparsa della sinistra che non aveva accettato la modernizzazione. L'alternanza si basava su motivi contingenti piuttosto che su una vera possibilità di scelta.
Ma la crisi sembra rimettere tutto in discussione. Con tanti se e tanti ma. L'egemonia culturale e politica durata vent'anni non si cancella in 3 mesi, ma proprio la Spagna, col movimento degli indignati, ha fatto capire che esiste un vero problema di rappresentanza, una emergenza democratica che non può essere arginata da partiti che propongono poco o nulla di diverso tra di loro. Non è un caso che il PSOE sia stato duramente punito, non è un caso che, più in generale, il modello bipolare stia entrando in crisi in molte e diverse realtà. La crisi è lo spartiacque per rifondare la sinistra, abbandonare in toto e senza esitazioni il modello neo-liberale e tornare ad una critica seria del capitalismo e non solo dei suoi eccessi.

1 comment:

  1. Tra un mese avremo ben 11 partiti, oltre ai socialisti, all'opposizione.Una novità assoluta per il Paese, che questa volta non ha seguito le indicazioni per il "voto utile" del Psoe. Quindi è possibile che i quasi 5 milioni di disoccupati abbiano votato in massa i popolari alla ricerca di ricette magiche, ma è anche vero che il voto ha rivelato un'esigenza di trovare delle soluzioni alla crisi andando più a sinistra, premiando abbondantemente Izquierda Unida, Amaiur (la sinistra radicale basca) e UpyD, altra costoletta staccata del Psoe.
    E adesso...a riorganizzare la sinistra.

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