Tuesday 17 April 2012

La Spagna nell'occhio del ciclone

Per 4 mesi ci siamo sentiti dire che i cambi di governo in Italia e Spagna e l'arrivo di Draghi alla BCE avevano rassicurato i mercati e che si erano messi in sicurezza i conti dei paesi più a rischio. Anzi, Monti ci aveva pure detto che il peggio era passato. Ma non lo era, e mentre le sue responsabilità sono importanti, non sono certo le uniche.
La crisi è di sistema anche se ci siamo ostinati a descriverla come il risultato dei conti truccati ad Atene e della pigrizia dei greci. In effetti in Grecia ne avevano combinate di tutti i colori - con qualche aiuto decisivo delle grandi banche internazionali - ma come spieghiamo la situazione della Spagna attuale?
Guardiamo due dati dell'anno che precede la crisi:




fonte: Krugman, Insane in Spain, NY Times

Nel 2007 in Spagna non c'era deficit (il famoso pareggio di bilancio che in Italia tanto sospiriamo!), anzi c'era un surplus ben superiore a quello tedesco. Ed il debito era la metà di quello di Berlino. L'IMF parlò di avanzo strutturale di bilancio, cioè quello che ora i tedeschi vorrebbero imporre al resto d'Europa col fiscal compact. Tradotto, i conti della Spagna di Zapatero facevano invidia al resto d'Europa.
Ed ora? Il debito è salito (2011) al 68.5 e Madrid non riesce a ridurre il deficit sotto il 5.3% per il 2012. E le cose potranno andare solo peggio, con l'economia in recessione, per il momento stimata all'1.8% ma con i nuovi dati attesi per il 30 aprile che potranno solo essere peggiori. E senza ancora aver subito l'impatto dei 37 (27+10) miliardi di nuovi tagli.
Insomma, la crisi non nasce certo nel settore pubblico ma l'ha presto raggiunto, a causa del calo delle entrate e delle uscite in aumento per maggiori spese in ammortizzatori sociali.
Con questi dati la Spagna, ben più dell'Italia, rischia il fallimento per mancanza di liquidità. La risposta, a Madrid come a Bruxells, è stata l'austerity, che continua invece a peggiorare i conti. Il sistema bancario è in ginocchio e deve aumentare capitale e riserve per ridurre il rischio e l'esposizione sui mercati.
Gli effetti di questa situazione sono davanti agli occhi di tutti, basta tenere conto delle componenti del PIL
PIL= C+I+G+X-M
C sono i consumi e sono condizionati positivamente dal reddito disponibile (in calo, ovviamente, con la disoccupazione al 23%) e negativamente dalla tasse (in aumento per l'austerity)
I sono gli investimenti privati e dipendono dalle aspettative degli imprenditori (negative con il consumo in calo) e dalla disponibilità delle banche a finanziare nuovi investimenti (questa era l'idea dell'immissione di liquidità della BCE, servita a nulla)
G è la spesa pubblica (tagliata costantemente)
X - M è la differenza tra esportazioni ed importazioni (e la Spagna ha un deficit anche qui, in parte perchè l'area euro è dominata dall'industria tedesca, in parte perchè l'Euro continua ad essere sopravvalutato proprio a causa della presenza della Germania)


Insomma, uno scenario da incubo, che però sembra sfuggire a chi prende le decisioni. In Spagna si continua a tagliare, a Bruxells si chiedono ancora più tagli ed a Francoforte ci si preoccupa dell'inflazione!! Ci manca solo un rialzo dei tassi di interesse e poi possiamo dire addio all'Euro.



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