Monday 19 November 2012

Qualche verità scomoda sul fiscal cliff, tasse e crescita

Con l'avvicinarsi dell'inizio del 2013 sui mercati finanziari sta aumentando la preoccupazione riguardo il cosiddetto fiscal cliff, il burrone fiscale per cui da inizio anno ci saranno una serie di tagli considerevoli accompagnati da un brusco aumento delle tasse - cosa che rischia di portare gli USA in recessione.
Allo stesso tempo soprattutto la destra repubblicana vuole assolutamente che il governo intervenga per ridurre debito e deficit ed insiste perché ci siano tagli consistenti alla spesa sociale mentre le tasse non dovrebbero essere alzate. Al solito si sostiene che le tasse basse, soprattutto per i ricchi e per le corporations favoriscono gli investimenti e la crescita economica.
Purtroppo per repubblicani e neo-liberal queste non sono altro che congetture, teorie buone solo sulla carta non comprovate da alcuna realtà.
I grafici sottostanti, frutto di uno studio del Congressional Research Service, infatti, raccontano un'altra storia.


Andamento dell'aliquota massima sulle persone fisiche e sui capital gains, USA 1945-2010 



Come si vede chiaramente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale le tasse per i più ricchi son scese vertiginosamente da oltre il 90% fino al 38% corrente. Le tasse medie sono ancora più basse. E quale è stato l'effetto sulla crescita economica.



Crescita del PIL e Aliquota massima su persone fisiche e capital gains 



Si può notare che un aumento dell'aliquota massima (più tasse per i ricchi) non ha nessun effetto sulla crescita. Addirittura tasse più alte sui capital gains paiono favorire una crescita superiore.
E' dunque evidente che le richieste dei Repubblicani sono assolutamente strumentali. Il loro scopo è salvaguardare i redditi dei più ricchi, tagliando le spese sociali e facendo pagare ai più poveri il debito creato dalla crisi, dalla guerra e dai tagli fiscali di Bush.
La speranza dunque è che Obama non capitoli. L'unica strada maestra per diminuire il deficit è aumentare le tasse per i più ricchi. E' giusto eticamente, ma è anche e soprattutto corretto economicamente.








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